DAI CANDIDATI GOVERNATORI MENO SLOGAN MA PRECISI IMPEGNI SULLA SANITA’

DAI  CANDIDATI GOVERNATORI MENO SLOGAN MA PRECISI IMPEGNI SULLA SANITA’

L’esclusivo risanamento contabile della sanità abruzzese, che per il 4° anno consecutivo chiude in positivo il bilancio, non è stato parallelamente seguito da un contestuale miglioramento dell’offerta sanitaria ma, viceversa, ha prodotto un lento e progressivo taglio lineare alle prestazioni sanitarie con un concomitante impoverimento delle risorse umane che erogano detti servizi.

Chi sostiene il contrario e non accetta questa semplice ed evidente analisi della realtà sanitaria abruzzese non  fa un’operazione di verità, ma di sola propaganda elettorale, poiché questa è l’unica oggettiva situazione che un cittadino che vive in Abruzzo e non sul pianeta Marte può obiettivamente registrare.

D’altronde le liste d’attesa come la mobilità passiva, due criticità che nessuno sembra poter mettere in discussione, sono chiari indicatori di questo “impoverimento” di offerta sanitaria.

Per raggiungere il pareggio di bilancio il Commissariamento Regionale non ha di fatto operato su sprechi ed eccessi, ma, viceversa, ha abolito o ridotto  prestazioni sanitarie effettivamente essenziali, incidendo, così, sulla carne viva dei “veri” malati.

                                                MOBILITA’ PASSIVA

E’ sorprendente verificare con quanta superficialità si affronta un tema così delicato al cui dato sono legati indicatori sensibili come la qualità ed affidabilità del sistema sanitario regionale, l’economia di una Regione e l’occupazione del settore. L’andamento negativo negli ultimi anni  di tale dato ha prodotto un vero e proprio esodo di massa che tra il 2008 e il 2012 ha visto sempre più peggiorare gli indici di mobilità attiva e passiva della Regione diventando, nel contempo  meno attrattiva per i pazienti di fuori regione e dando meno garanzie per gli abruzzesi. Motivo  per cui, oggi, molti pazienti preferiscono andarsi a curare fuori.  A ciò ha concorso, peraltro, l’introduzione di una norma regionale capestro ed autolesionistica perché unilaterale che impedisce alle cliniche di compensare le decurtazioni subite con mobilità attiva extraregionale e portare in Abruzzo economia ed occupazione. Ciò sarebbe logico se la Regione si fosse preoccupata preventivamente di stabilire i cosiddetti "patti di confine" con le altre Regioni al fine di regolamentare i flussi dei pazienti da una Regione all'altra. Ma questo non è accaduto e sarà difficile poterlo fare adesso. C’è poi da registrare che i 70 milioni di mobilità passiva rappresentano un dato  molto parziale poiché rappresentano esclusivamente le somme che si possono portare a compensazione nel credito/debito con le altre Regioni nei bilanci dei prossimi anni.  A queste vanno purtroppo aggiunte altre somme che le Regioni pagano direttamente tra loro, come ad esempio quelle relative ai ricoveri e prestazioni dell'area extra ospedaliera residenziale che non vengono conteggiate tra le cifre oggetto di monitoraggio.  Infatti, a tal proposito, altri documenti del Ministero della Salute e del CIPE parlano di oltre 100 milioni di mobilità passività abruzzese.

 Ed allora non è una mera casualità se nel 2008 eravamo la  Regione per saldo mobilità, in rapporto alla entità del fondo sanitario destinato ed in proporzione al numero di abitanti,  che si collocava immediatamente dopo quelle più virtuose del nord superando ben dieci Regioni d'Italia tra le quali anche il Lazio, le Marche, la Provincia di Trento e la Valle d'Aosta; mentre nel 2012 siamo al penultimo posto avendo oramai alle spalle la sola Calabria e superati da Regioni come la Campania, la Basilicata, la Sicilia e la Sardegna. 

Per di più, non è assolutamente vero che il saldo negativo della mobilità non inciderà sui nostri bilanci poiché, quando queste cifre saranno contabilizzate nel 2014 verranno, appunto compensate e quindi sottratte direttamente alla fonte dal Ministero dell'Economia / Sanità al fondo di assegnazione dell'anno di riferimento destinandoci meno risorse di quelle di competenza.

Motivo per cui, la Regione Abruzzo sarà sempre più costretta a diminuire quantità e qualità di prestazioni sanitarie allo scopo di non creare  ulteriore deficit. Cosa che, parallelamente, continuerà ad alimentare la fuga dei nostri pazienti in un spirale negativa da cui non si potrà più uscire.

Senza voler in ultimo, ma non per ultimo, sottacere che a 70/100 milioni di prestazioni sanitarie  corrisponde anche una perdita netta di circa 1000/1400 posti di lavoro di operatori sanitari nella sola sanità poiché al fine di fatturare quelle cifre il 45% di esse sono riferibili al costo alle risorse umane che le erogano, ed un danno alla economia abruzzese in quanto per ogni paziente che si reca fuori regione c’è almeno un familiare al seguito che si sobbarca un onere economico per assisterlo. Ed in tempi di piena crisi economica recessiva che attanaglia soprattutto la nostra Regione come peraltro ultimamente magistralmente illustrato e documentato dal centro studi della CISL AbruzzoMolise “Michelangelo Ciancaglini”,  questa considerazione ha quasi il sapore della beffa.

                                   RETE  RESIDENZIALITA’ E SEMIRESIDENZIALITA’

Infine nota sulla rete della Residenzialità, indirizzo concreto alla soluzione di parte del problema della mobilità passiva. La stessa, già ampiamente tracciata dal Piano Sanitario Regionale 2008/2010 e replicata dal Decreto Commissariale n° 52/2012, è ancora praticamente nel guado, nonostante il più lungo periodo di Governo regionale che la storia d’Abruzzo ricordi. E’ molto difficile che prima delle elezioni, come si afferma, si firmi il Decreto sulla riconversione dei posti letto di riabilitazione, ma praticamente impossibile che si possa finanziarlo. Infatti le risorse economiche  di questo settore che comprende Salute Mentale, Anziani non Autosufficienti e Disabilità, prevede un finanziamento da Piano Sanitario di 197 milioni di euro. Attualmente, dopo gli ulteriori tagli apportati dalla Regione, viene finanziato con appena 108 milioni, ossia il 4.5% della spesa sanitaria complessiva. Mancano all’appello 90 milioni che, non essendo certo classificabili come spesa superflua, generano una mobilità passiva del comparto per circa 10 milioni, esclusi dai 70 dichiarati, proprio perché ricadenti all’interno di quella fatturazione che le Regioni provvedono a saldarsi tra di loro con contestuale depauperamento delle economie di tante famiglie costrette a continui viaggi della speranza per  assistere i propri congiunti.

E non è neppure vero che si possa escludere la compartecipazione economica dei pazienti “perché non si ha bisogno di quelle risorse” come allegramente si dichiara, in quanto proprio ad inizio anno 2014 la Regione ha introdotto una legge che abolisce la quota di franchigia a suo carico per gli anziani bisognevoli di un ricovero presso una R.S.A. a seguito di dimissioni ospedaliere.

Pertanto  la CISL FP d’Abruzzo chiede  ai 4 candidati Presidenti che si confrontino su questi temi dando, possibilmente, delle risposte precise  prendendo impegni chiari ed esigibili qualora dovessero essere eletti.

 

                                                                       IL   SEGRETARIO REGIONALE

                                                                                 Davide    Farina

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