Analisi economica ed occupazionale in Abruzzo 27.06.2013

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  • Modificato il: Venerdì, 12 Luglio 2013
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Analisi economica ed occupazionale in Abruzzo

A cura del Prof. Giuseppe Mauro,

Ordinario di Politica Economica dell’Università G.D’Annunzio.

I recenti dati elaborati dall’ufficio studi CISL-Abruzzo “M. Ciancaglini” si prestano ad una duplice considerazione. La prima riguarda l’andamento dell’occupazione e delle esportazioni; la seconda riguarda l’evoluzione del PIL in valore assoluto e l’analisi del reddito per abitante.  Per quanto riguarda l’occupazione, dal confronto tra il 1° trimestre 2012 e 1° il trimestre 2013, emerge dall’indagine una significativa tenuta del numero degli occupati, mentre i dati relativi alle esportazioni sono leggermente inferiori alla media  nazionale.   L’Abruzzo  è tra le cinque regioni che hanno sperimentato un  livello occupazionale stabile e soltanto altre quattro regioni hanno conosciuto una leggera crescita ( Lombardia e Trentino nel nord, Umbria nel centro e Campania nel sud).  Il mantenimento del dato occupazionale, a nostro avviso, è da attribuire a tre fattori:

1)      Al forte incremento delle ore autorizzate di cassa integrazione che in Abruzzo,  nel periodo Gennaio – Maggio 2012/2013, sono aumentate del 20,5% a fronte di una media nazionale del 7%;

2)      Alle iniziative poste in essere dalla Regione Abruzzo attraverso l’assessorato al lavoro;

3)      Al comportamento del mondo imprenditoriale che, nonostante la difficile fase congiunturale, preferisce non intaccare l’assetto aziendale.

Tuttavia il confronto più significativo è quello che viene effettuato con il periodo pre-crisi. Sotto questo profilo mancano 21.000 unità lavorative, il tasso di occupazione è sceso tra il 2008 e il 2013, dal 59,6% al 55,8%, mentre il tasso di disoccupazione ha avuto un’impennata verso l’alto del 4,6 %.  Analoghe considerazioni se si analizza l’andamento delle esportazioni. A tale proposito emergono tre questioni:

1)      Le esportazioni non riescono più a compensare, come in passato, il forte calo della domanda interna;

2)      Appaiono sempre più concentrate nel settore dei mezzi di trasporto;

3)      Rispetto al periodo pre – crisi soltanto il comparto dell’agroalimentare subisce una crescita e quindi assume connotati positivi, a differenza di quanto accade nel settore tessile - abbigliamento dove, invece, si registra un fortissimo calo, soprattutto a causa del crollo avutosi nella provincia di Chieti.

L’indicatore che esprime la pesantezza della crisi che l’Abruzzo sta attraversando risiede nel PIL. Alcune stime indicano un calo per il 2012 del 3%, contro il 2,4% dell’Italia e, anche per il 2013, non si assiste ad una inversione di tendenza verso la ripresa  se è vero che il dato assume un valore più o meno identico.  La crisi appare concentrata soprattutto nell’edilizia, nelle attività commerciali  e nella tipologia imprenditoriale delle piccole imprese che, avendo uno sbocco commerciale solo sul mercato interno, risentono fortemente e gravemente  del crollo della domanda e dei consumi. Si può affermare che il reddito pro-capite del 2012 è sostanzialmente pari a quello che l’Abruzzo ha conosciuto nel 1999.  Alla luce di questi risultati, insieme all’importante opera di risanamento dei conti pubblici, occorre un’intesa tra le forze economiche, istituzionali e sindacali per un programma di pochi punti volto al rilancio dell’occupazione  tenuto conto della situazione d’emergenza occupazionale e sociale senza precedenti.  Il pagamento dei debiti pregressi della Pubblica Amministrazione verso le aziende,  il ripristino di un circuito virtuoso banche-imprese e l’avvio di iniziative di start-up sono fattori importanti per evitare l’emarginazione o la scomparsa di altre piccole imprese o la perdita di ulteriori posti di lavoro.

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