Quale sanità ai tempi del Coronavirus ?
L’epidemia provocata dal Coronavirus, che ha colpito il nostro Paese e la nostra regione, anche se quest’ultima in maniera meno invasiva, impone una riflessione che non sia improntata al semplice giustificazionismo “ del senno del poi “ , ma neanche alla ricerca di un giustizialismo ancora più deplorevole in un contesto oggettivamente complesso.
La CISL FP, con l’inizio della Fase 2, ritiene che la classe politica abruzzese nella sua interezza, ma chiunque si occupa di politica sanitaria nella nostra regione, abbia l’obbligo di capire cosa non ha funzionato, quali errori siano stati fatti, passati e presenti, per evitare di ripeterli.
Colpevole sarebbe infatti accettare analisi di comodo, risposte semplicistiche e ancora peggio fare della vuota retorica dell’emergenza.
La risposta alla pandemia in Abruzzo, come in altre regioni, ha avuto come elemento centrale la gestione ospedaliera dei malati Covid, con tutto ciò che questo tipo di gestione ha comportato in termini di diffusione del contagio, sia di altri pazienti che dello stesso personale sanitario.
Il vero problema è che questa è stata la sola e unica risposta e di conseguenza il territorio è stato abbandonato a se stesso.
La mancata attivazione delle risorse del territorio (medici di medicina generale, distretti sanitari, ADI ecc. ) ha avuto le conseguenze drammatiche che sono sotto gli occhi di tutti. E’ comprensibile che l’urgenza di dare risposte per il contenimento del contagio non siano state tutte immediatamente adeguate, ma non è giustificabile aver lasciato l’assistenza degli ammalati a domicilio solo alla cura dei medici di base, con l’assenza di protocolli e contraddittorietà delle indicazioni da seguire, creando confusione negli stessi medici, ma anche nei pazienti e nei familiari.
Eppure sul territorio sono presenti medici e infermieri che dovevano semplicemente essere coordinati e attrezzati. Invece sono stati lasciati non solo senza indicazioni e protocolli chiari, ma anche senza dispositivi di protezione adeguati e senza possibilità di prescrivere tamponi per la diagnosi e la prevenzione.
Si è evidenziata, a giudizio della CISL FP, una grave pecca strutturale del sistema sanitario regionale abruzzese, un deficit macroscopico della medicina territoriale che va immediatamente colmato superando la logica ospedalocentrica della sanità e concependo l’ ospedale solo come luogo di cura delle acuzie.
La CISL FP ritiene imprescindibile , nella Fase 2 , il coinvolgimento del territorio non solo nominalmente, ma attraverso dei protocolli che mettano nelle condizioni ottimali i medici di famiglia e le strutture territoriali per fare prevenzione e cura.