Apr30

1° MAGGIO FESTA NON DEL LAVORO, MA DELLELAVORATRICI E DEI LAVORATORI

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1° MAGGIO FESTA NON DEL LAVORO, MA DELLELAVORATRICI E DEI LAVORATORI

Se il 1maggio fosse “La festa del Lavoro” sarebbe davvero una festa inutile. Specieper noi molisani: qui  di lavoro non cen’è molto, da anni sentiamo ricette mirabolanti su come si potrebbe creare,moltiplicare, favorire, ci viene detto che fra poco cambierà tutto, cheverranno gli allevatori di pollame, che il turismo sta per ripartire, che icentri commerciali sorgeranno come funghi, e che i consumi aumenteranno, che ildenaro circolerà e che sarà tutto un produrre, far viaggiare merci e persone(sulle nostre strade…). Il lavoro, per l’appunto. E chi ce l’ha se lo tienestretto, anche se magari è un lavoro sfruttato e sottopagato, un lavoro nonsicuro, né come tempo di durata né come sicurezza che salvaguarda la salute el’integrità psicofisica degli addetti. Un lavoro che troppo spesso, anche danoi ma soprattutto da noi, è precario, nell’edilizia come nei servizi, nellegiornate agricole dei braccianti come nei lavoretti a cui aspirano i ragazziche resistono alla tentazione di emigrare lontano e cercare altrove lapossibilità di una vita dignitosa e con una qualche prospettiva. Precariopersino nel pubblico impiego, fra una sanità moribonda e Comuni a corto dirisorse che non riescono a programmare più in là di qualche mese.
Illavoro in Molise: una speranza, un’illusione, una desolazione, unadisperazione. Analizzare i dati, parlare con le persone, uscire da Via Genova eascoltare quello che davvero dicono, pensano, sperano, piangono le nostregenti.
Menomale che il 1° Maggio è “La festa dei lavoratori” (meglio sarebbe dire “Lafesta delle lavoratrici e dei lavoratori”, visto che senza le donne il Molisesi fermerebbe davvero, nelle famiglie come nei paesi, nella società che faticaa reinventarsi una socialità e anche, per l’appunto, nel mondo del lavoro). E,allora, così ha un senso, la giornata.
Perchésono le lavoratrici ed i lavoratori che stanno lottando in prima linea negli ospedali,stremati da questa pandemia, per salvare vite umane e sono loro, ovunqueoperino, che una qualche ricchezza la producono ancora, con fatica, impegno,attaccamento. Sono le lavoratrici ed i lavoratori che reggono una scuola adistanza o in presenza e vivo, quel laboratorio di creatività e formazione cheè la nostra Università. Sono le lavoratrici ed i lavoratori che tengono inpiedi un territorio che altrimenti le frane avrebbero cancellato (e meno maleche è stato un inverno con non molta neve, sperando che non ci sia un’estatecon troppi incendi), che garantiscono il trasporto pubblico, che fanno ancoraun po’ di comunicazione, che tirano su le saracinesche dei piccoli negozi apresidio dei contesti urbani e che il grande attacco della grande distribuzione(e la totale assenza di una politica del commercio) non ha ancora cancellato. Epoi i lavoratori del manifatturiero metalmeccanico, della chimica edell’edilizia, ed i lavoratori dell'agricoltura con quel che ci mettono dirischio e di fatica. Perché il lavoro è anche fatica e sudore, soprattuttonella grande fabbrica, nei campi e nei piccoli contesti artigianali.
Edancora: quelli che lavoratori sono stati, spesso per tanti anni, talvoltapersino in emigrazione, e che oggi “si godono il meritato riposo” che per laverità vuol dire tirare avanti con pensioni che sono fra le più modeste nellestatistiche nazionali. Pensioni che poi servono anche per far studiare i nipotio sorreggere le famiglie dei figli che troppo spesso sono in cassaintegrazione, quando anche la cassa integrazione non è già finita da tempo. E,allora, anche festa di quelle lavoratrici e lavoratori che, sospesi dallaattività perché di qui sta passando il virus e la mai superata crisi economicasociale e produttiva frutto di scelte sbagliate del passato, perché da noi sviluppoavicolo, tessile, saccarifero, automotive sembrano un lontano ricordo  e siamo costretti a rincorrere e tamponarele diverse crisi aziendali con qualche ammortizzatore sociale che resta semprepiù un miraggio, in attesa che qualcosa prima o poi riparta.
Primomaggio festa dei lavoratori, di ambo i sessi, quelli che lo sono, quelli che losono stati, quelli che sperano di ricominciare presto ad esserlo e quelli chesul mercato delle braccia e delle menti si affacciano solo ora. I lavoratori,portatori di quei valori di impegno e sacrificio, di orgoglio e di solidarietà,di compattezza e di coesione (perché le grandi battaglie dei lavoratori sonosempre state battaglie collettive! Successi di tutti, spesso, sconfitte che sisono superate proprio perché distribuite su tutte le loro spalle). Se solo siascoltassero di più le loro esperienze, se loro e i loro rappresentantisindacali venissero un po’ più coinvolti nelle scelte e nel disegnare il futuro(intendiamo in modo non rituale e vuoto come altri intendono e realizzano…). Sesolo le lavoratrici ed i lavoratori ricevessero non soltanto la giusta bustapaga ma anche un attestato di apprezzamento e riconoscenza. Sarebbe unbell’inizio ascoltare impegni magari proprio in occasione di questa ricorrenzache, per non essere una vuota circostanza solo celebrativa, deve mettere ibisogni, le istanze, l’orgoglio, l’impegno, le volontà, le esperienze, leintelligenze, la determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori al centrodell’attenzione di tutti, dei politici nazionali o locali che siano, delleautorità civile e religiose, della stampa e degli strumenti dellacomunicazione, delle nostre famiglie e della rete di amicizie e di relazioni.
Ecco, questovorremmo, questo rivendichiamo, questo chiediamo anche nel Flash Mob simbolicodelle 10,30 dinanzi alla Prefettura di Campobasso in questo 1° Maggiodell’anno di grazia 2021.
Viva il1° Maggio, viva le lavoratrici ed i lavoratori tutti, viva il Molise che credenel lavoro e che presta attenzione a quello che l’intero mondo di lavoro ha dadire.   
 
 CGIL Molise             CISL AbruzzoMolise             UIL Molise
 Paolo De Socio            Giovanni Notaro              Tecla Boccardo

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